11 febbraio 2019
11 febbraio 2019

A mente fredda

Torino-Udinese Match Analysis

Tra il NERO della sconfitta e il BIANCO della coraggiosa reazione dei nostri ragazzi, un amareggiato Davide Nicola, durante la conferenza stampa post partita, ha preferito concentrarsi sulla sfumatura di GRIGIO lasciata dalla trasferta nella sua Torino, esprimendosi con parole sincere e misurate: «Dispiace per il rigore di De Paul. Oggi Rodrigo ha fatto una delle sue migliori partite in quella posizione». Croce e delizia dell’essere un leader, del resto: che ha sostituito l’infortunato Behrami in mezzo al campo con una «prestazione maiuscola» – sempre a detta del mister – ma che si è visto chiudere davanti la saracinesca da un Sirigu strepitoso già nel primo tempo, su calcio di punizione, poi dagli undici metri e infine al minuto 99, quando un riflesso “felino” dell’estremo difensore granata ha mandato il pallone a infrangersi sulla traversa.

 

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Lo stesso Nicola poi, prima di parlare dell’andamento della partita, ha voluto commentare nel suo complesso la prestazione sfoggiata dal suo “Diez”: «De Paul ha avuto una sola indecisione d’interpretazione in fase difensiva. Non è che perdendo una palla lì tu debba prendere il gol, ci sono tutta un’altra sequenza di errori. D’altra parte, Rodrigo, cerca sempre di fare del proprio meglio. In due circostanze non è riuscito a liberarsi del pallone in maniera tempestiva, ma in tutte le altre occasioni in cui si è ritrovato a difendere nella nostra metà del campo è stato sempre molto efficace e risolutivo. Non ha quasi mai portato la palla e non ha mai azzardato l’uno contro uno in fase difensiva. Quello che gli è stato chiesto. Viceversa nella metà campo avversaria dobbiamo sfruttarlo quando propone la giocata. Lui è un giocatore importante».

 

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E se il nostro mister non ha dubbi sull’importanza dell’argentino all’interno del suo scacchiere tantomeno ne ha parlando della partita, iniziata da entrambe le squadre con una fase di studio che rammenta il pugilistico, se non per un paio di occasioni: la prima per noi con Pussetto, che riesce a sfruttare un’indecisione di Djidji per arrivare a tu per tu Sirigu, mentre l’altra capita al Toro con Belotti, sul cui colpo di testa ci vuole una delle migliori parate del repertorio di Musso.

 

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«Siamo partiti contratti, ma quando ci siamo sciolti siamo cresciuti e abbiamo fatto un’ottima partita», ha detto Nicola, che poi ha aggiunto: «nei quindici minuti finali della prima frazione e per tutto il secondo tempo abbiamo fatto bene, dando così continuità a quanto fatto nel match contro la Fiorentina». E in effetti, la prima sensazione che emerge a seguito dell’1–0 siglato da Aina di testa alla mezz’ora, viziato da una leggera spinta dell’inglese su Nuytinck, è che i nostri ragazzi una buonaa reazione l’abbiano prodotta – con la punizione di De Paul e il tentativo di Fofana – senza tuttavia trovare la via del gol come successo con la Viola. «Dispiace non aver raccolto punti quest’oggi perché abbiamo fatto bene», ha chiosato Nicola, che al contrario non si è voluto soffermare troppo sulle decisioni arbitrali.

 

«Non so se il gol di Okaka sia regolare o meno, a me non interessa degli episodi. Alla fine della partita ho parlato con l’arbitro con grande educazione, com’è nel mio costume fare, ma non mi piace nemmeno sentire che Larsen ha parato il rigore. Ci sono studi e allenamenti specifici per questo, perché Larsen la prende di gomito e il regolamento dice che se il braccio non aumenta l’ingombro non è rigore», ha spiegato il mister, che poi ha voluto porre immediatamente la sua lente d’ingrandimento sul prossimo impegno di campionato contro il Chievo, domenica alle 15 tra le mura amiche della Dacia Arena. «La forza di un allenatore e di una squadra è sempre quella di pensare a cosa c’è da migliorare», ha concluso. E in effetti la prossima sarà una sfida cruciale per noi: per raccogliere punti preziosi e incanalare tutta questa materia GRIGIA verso un traguardo comune.

 

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La partita in pillole

 

Che la gara di ieri tra Torino e Udinese fosse improntata su schema–specchio, sull’attendismo volto a sfruttare l’errore dell’avversario e sui possibili episodi in corso d’opera lo si percepisce sino dai primi dati statistici legati alle zone del campo in cui si è sviluppato il gioco: il 43% nel settore centrale, il 30% nella nostra metà campo e il restante 26% in quella dei padroni di casa. Il Torino ha gestito il 59% del possesso palla sfruttando maggiormente il lato sinistro al fine di imbastire la propria manovra, tant’è che Cristian Ansaldi è il giocatore granata con il maggiore numero di tocchi effettuati (87) e da cui è passata la più alta percentuale del fraseggio torinese (il 5.7%). D’altro canto invece i ragazzi di Nicola hanno tentato di giocare in ampiezza – difatto nella fase di transizione offensiva le fasce d’attacco si dividono equamente tra sinistra (35%), destra (36%) e vie centrali (29%) – con Rodrigo De Paul nei panni di “field leader” per quel che riguarda la percentuale di fraseggio gestita (5.9) oltre ai 63 tocchi, uno in meno di Mandragora. L’Udinese ha effettuato l’85% dei suoi 13 tentativi totali verso la porta di Sirigu per vie centrali e nel 54% dei casi ha cercato la conclusione da fuori area, mentre il Torino – su 17 occasioni – ha tentato in maniera piuttosto equa di colpire da sinistra (41%) o dal centro (53%). I granata hanno costruito 14 tentativi attraverso un’azione manovrata. Noi invece 8, a cui si sommano 4 opportunità su calcio piazzato e il calcio di rigore fallito da De Paul (il quinto degli ultimi sette “contro” parato da Sirigu), che ha effettuato 3 tiri verso lo specchio della porta su 7 totali della squadra. L’atteggiamento guardingo delle due compagini ha portato a una sfida estremamente massiccia in termini di gioco corpo a corpo, soprattutto in mezzo al campo, con Mandragora e D’Alessandro “field leader” per numero di contrasti vinti (4 a testa). Il Toro vince la sua terza gara consecutiva e si candida per un posto in zona-Europa arrivando a quota 34 punti. Noi d’altro canto, sull’onda di questa sconfitta, ma non di una prestazione da buttare, dobbiamo trovare uno spunto per ripartire, a caccia di punti.