12 novembre 2019
12 novembre 2019

Club House, la schiacciata più bella di Stefania Okaka

La sorella del nostro Stefano, con un glorioso passato da pallavolista, si è raccontata a 360 gradi nel prepartita di Udinese-Spal

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Nel prepartita di Udinese-Spal, ospite d'eccezione del "salotto" di Francesco Pezzella in Club House alla Dacia Arena è stata Stefania Okaka, stella della pallavolo italiana in un recente passato e sorella gemella del "nostro" Stefano.
 
Come mai lo stesso nome Stefania e Stefano?
"In realtà è stato Carlo, nostro fratello maggiore, a darci lo stesso nome perché ha detto  che sono gemelli, sono maschio e femminile e io do' loro lo stesso nome".

Sui social, postando una foto che ti ritrae con tuo fratello Stefano ha parlato di sofferenza e di un felicità arrivata dopo numerose difficoltà. A cosa ti riferisci?
"La nostra è una storia abbastanza intensa. Io in particolare nella mia carriera di pallavolista ho avuto 17 infortuni e per una professionista mentalmente si inizia ad essere un po' stanchi. Ho dovuto affrontare molte sfide nella vita che mi hanno reso la persona che sono oggi, una persona migliore, più consapevole e che soffrendo si è dovuta guardare dentro e quindi ha scoperto la parte migliore di se. Grazie al dolore ho riscoperto la vita, ho riscoperto la luce, ho riscoperto i valori, ho riscoperto le cose importanti".

Ci racconti la storia dei tuoi genitori?
"Sono arrivati in Italia quasi 40 anni fa, erano molto giovani ed erano venuti in vacanza, poi hanno deciso di rimanere. Non conoscevano la lingua, era giovani e ragazzi. Posso mettermi nei loro panni ed immaginare che non sia stato facile. Poi è nato Carlo che ha 8 anni più di noi. Questo ha comportato che loro fossero ancora più responsabili in un Paese che non conoscevano. Era soli, non avevano nessuno, ma ce l'hanno fatta. Otto dopo siamo arrivati io e Stefano... I nostri genitori sono persone molto forti. Lontano da casa, non conoscevano la lingua, giovani e con figli si sono dovuti mettere in discussione in una realtà molto diversa dalla loro".

Carlo è stato, per te e Stefano, un genitore aggiunto?
"Carlo ancora oggi si comporta come un genitore aggiunto e ci tratta ancora come dei bambini. Sempre premuroso, sempre presente e siamo fortunati ad avere un fratello come lui".

Carlo per primo, poi tu e Stefano avete iniziato il vostro percorso sportivo nella pallavolo. Ce ne vuoi parlare?
"Si è vero tutti e tre nasciamo nella pallavolo! A Stefano piaceva anche il calcio, sport che ha poi ha scelto e tra l'altro lui a volley era proprio forte! A distanza di anni ha fatto la scelta migliore. Fate conto che militavo nella sua stessa società ma nel settore femminile. Tra l'altro io iniziato tardi a giocare a volley perché non rientrava nei miei programmi".

Hai iniziato tardi a giocare a pallavolo, ma precoce nei tuoi esordi.
"Si a 13 anni è iniziata la mia vita di giocatrice professionista a Vicenza in serie B e ho dovuto affrontare delle sfide molto più grandi di me".

Stefano nel frattempo va al Cittadella e poi va a Roma. Domanda provocatoria: ti ha un po' dato fastidio che i tuoi genitori abbiano seguito lui a Roma e non te a Vicenza?
"A 13 anni non badi a certi aspetti perché vorresti sempre i tuoi genitori vicini. Ho capito che magari nell'ambiente del volley sarei stata molto più protetta che mio fratello nell'ambiente del calcio e quindi ad oggi posso dare loro ragione della scelta che hanno fatto all'epoca".

Tu e Stefano avete utilizzato lo stesso numero di maglia, il 7! E' stato un caso e lo avete concordato?
"Io e Stefano non concordiamo mai nulla, ma facciamo le stesse cose. Sarà il potere gemellare!".

A Bari avete vissuto qualche mese insieme, sportivamente parlando, però!
"Si si, giocavo a Castellana Grotte in A1 e lui a Bari, sette mesi vicini. Stessa situazione quando lui è andato a Parma e io giocavo nella squadra di volley della città. Per il resto siamo stati separati dalle nostre esperienze sportive, ma vicini di cuore!".

Chi è nato prima tra voi due?
"Mamma (risata). Stefano prima e io due minuti dopo! Ma la cosa che vorrei evidenziare è che più cresciamo e più siamo uniti. E' come se avessimo un potere speciale".

Sportivamente hai vinto più di tuo fratello... Una Cev Cup con Busto e una medaglia d'oro U19 con la Nazionale. Lui cosa ti ha detto al riguardo?
"Mio fratello tifa sempre per me, non facciamo a gara di chi vinca di più o abbia vinto di più. Lui è orgoglioso di me come persona e dei miei successi nella pallavolo. Per lui sono il suo vanto e questo mi rende felice e fortunata".

Una settimana fa la questione dell'episodio razzista nei confronti di Balotelli. Sappiamo che questo problema non riguarda il calcio ma la società in generale. Il calcio è una gran cassa di risonanza. Cosa si può fare per mettere la parola fine e tutto?
"Il colore della pelle non centra. Dobbiamo essere rispettati per quello che esprime il nostro cuore e la nostra anima, per quello che siamo realmente. Personalmente posso fare poco, cerco di essere portatrice di bene e portare esempi positivi ai piccoli, spiegare alle nuove generazioni i valori".
 
Diciassette infortuni. Come li hai vissuti, come ti hanno cambiata?
"Quando si gioca ad alto livelli è dura. Mi sono rialzata 17 volte. Non ero più io. Bisogna credere in noi stessi, ogni domenica era una guerra. Era difficile dimostrare quello che ero realmente. Sono caduta e non credevo più in me stessa, avevo poca autostima. Due anni fa dopo l'ultima stagione in Francia non ero più io, avevo perso la mia identità. C'ero con il fisico ma non con la mente".
 
Quando hai deciso di smettere?
"Queste ricadute mi hanno portata ad intraprendere un viaggio interiore per ritrovare me stessa, ho ritrovato la luce, l'identità. Paradossalmente ho iniziato a vivere non quando ero nel pieno della mia carriera sportiva ma quando ho smesso, quando ho deciso di guardami dentro, chi fosse Stefania realmente, cosa volesse, e mi sono chiesta cosa volesse essere realmente Stefania per il mondo. Così mi sono rialzata per l'ennesima volta e ho capito che l'ambiente pallavolistico non mi apparteneva più. E mi sono detta: questo capitolo deve chiudersi perchè se ne sta aprendo uno più bello".
 
Oggi quello che fai rispecchia quello che vuoi essere?
"Si rispecchia quello che vorrei essere. Oggi faccio la mental coach, la personal trainer. Mi ritengo un'atleta e lo sarà per tutta la vita a prescindere se gioco ancora in Serie A o no. Il mio augurio è di dimostralo un domani ai miei figli perché fare sport è meraviglioso.
Quando ho iniziato questo percorso vedevo la vita in un modo molto negativo, oggi vedo tutto con colori diversi. E' cambiato il mio modo di approcciare alla vita, approcciare anche agli infortuni perché fanno parte del mio percorso di vita e mi hanno formata".
 

Hai mai dato consigli a Stefano? Ha bisogno di essere stimolato?
"Lavorare con la famiglia e con gli amici è sempre un po' particolare. Ci ascoltiamo molto, ci fidiamo l'uno dell'altro. La mia missione è dare il meglio di me agli altri e quindi perché non farlo con i fratelli che vengono prima di tutti".
 
Stefano parla con te di quelle sono le trattative di mercato, di quella che è la sua vita professionale? Lui ha scelto di ritornare ad Udine perché qui si era trovato bene...
"Colgo l'occasione per ringraziare questa Società veramente splendida! Un calore pazzesco da parte di tutti. Vedo mio fratello con gli occhi che brillano. E per una sorella vedere il fratello così felice vale tanto e dormo notti più tranquille. Anche lui aveva bisogno di questo ed è arrivato ad Udine al momento giusto. Lui voleva tornare qua, ci teneva e il suo sogno è stato realizzato".
 
Ma di lui sei gelosa? Ha mai chiesto consigli a te in fatto di donne?
"
No. Gli do consigli e lui fa lo stesso con me. Mi piacerebbe vederlo felice sentimentalmente e sono sicura che un domani sarà padre speciale perché ha un'anima e un cuore fantastici, però deve trovare la persona giusta. Tutti dovremmo trovare la persona giusta".

Ma lui è geloso di te?
"Forse si... I miei fratelli sono un po' gelosi. Ma mi dicono sempre che se sono felice lo sono anche loro".