19 luglio 2019
19 luglio 2019

Cristo González, designato per strabiliare

Designato per strabiliare

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Cristo González rappresenta quella tipologia di calciatore omologato, non per bruciare le tappe, ma piuttosto per fronteggiarle una ad una, con grande consapevolezza e sfacciata audacia. In tal senso i ventuno gol e i nove assist della passata stagione, con il Real Madrid Castilla, in Segunda División B, sono la prova della mentalità che, da sempre, ha accompagnato il giovane  attaccantetinerfeño. Che, nel suo primo anno a «La Fábrica», di gol, ne aveva messi a referto undici. Prestazioni e numeri ben noti a Santiago Solari, il suo allenatore d’allora, nonché traghettatore dalla gestione Lopetegui alla seconda era targata Zidane nell’ultima annata. Era che ha regalato a Cristo sia il debutto nella Copa del Rey, venendo ripagato da un ulteriore rete, di testa, ai sedicesimi, col Melilla, che quello ne LaLiga, contro il Real Betis, al giro di boa dello scorso campionato. 

 «Ha sempre fatto vedere delle cose incredibili con la palla tra i piedi», ha raccontato al quotidiano «LaOpinión de Tenerife» Fanfi Herrera, sua guida tecnica ai tempi del Laurel: seconda squadra di Cristo dopo i primi palleggi nel Club Déportivo Tablero, nonché trampolino di lancio proprio per la cantera del Tenerife all’età d’undici anni. Lì, dopo ben sei anni di settore giovanile, Gonzálezviene aggregato dapprima alla formazione riserve dei «Chicharreros», in Tercera División, e poi alla pre-season della prima squadra, agli ordini di Álvaro Cervera. Ed è proprio alle nove apparizioni con il Tenerife B che risale un aneddoto curioso, che dice tanto diGonzález in quanto ad autoconsapevolezza: durante un match di campionato il tecnico Quico de Diego e il suo vice, Cristo Marrero, lo catechizzano per aver sbagliato due buone occasioni a tu per tu con il portiere. Gli dicono di lasciar stare la «vaselina», che sarebbe null’altro che lo scavetto, suo marchio di fabbrica, per tentar soluzioni più facili. E in effetti Cristo li ascolta, per quella volta. E segna pure. Lo farà anche nella partita seguente, a modo suo però. Non credo sia necessario dirvi quale gesto tecnico abbia utilizzato per superare l’estremo difensore avversario.

 Ad ogni modo, nell’agosto del 2014, Álvaro Cervera decide di far esordire Cristo in Segunda División contro il Ponferradina, rendendolo così il secondo calciatore più giovane della storia ad indossare la maglia dei «Chicharreros», a sessantadue giorni dal compimento dei diciassette anni: alle spalle del solo Juan Miguel, nel ’79 contro l’Athletic Bilbao, al San Mamés. Un record accarezzato, non centrato per poco più di un mese di distacco, ma solamente il preludio di qualcosa di più grande: il primo gol contro l’Albacete per esempio, il 31 gennaio 2015, che ha reso Cristo il marcatore più precoce della storia del club. Con la maglia del Tenerife in tre campionati González ha messo a registro 53 partite, 5 gol e ben 6 assist riuscendo a guadagnarsi, in primis, la chiamata del CTLuis De la Fuente, che nel settembre del 2015 lo ha convocato per l’amichevole tra la Nazionale sub-19 spagnola e i coetanei portoghesi e poi, non di minore importanza, le attenzioni di Barça e Real Madrid.  Alla fine, un paio d’estati fà, l’hanno spuntata i «Blancos» grazie al solito Sixto Alonso, uomo di fiducia de «La Fábrica» madridista se si parla di scouting sulla zona delle Canarie. David Silva, Jesé e Vitolo fanno parte del suo cvdi scout così come Pedrito, portato ne «La Masía»barcelonista proprio da Sixto, nella sua unica annata a tinte azulgrana. Nomi di un certo spessore ai quali si aggiunge Cristo, che dopo 72 presenze ufficiali arricchite da 32 marcature e 12 assist, distribuite su due campionati, ha deciso di salutare il Castilla per proseguire il suo percorso di crescita in Italia: step by step, un traguardo alla volta, all’insegna di una mentalità sfacciata ma mai arrogante, coraggiosa ma consapevole.
 Tecnicamente parliamo di un nove che sà come vestirsi da undici e, dunque, altrettanto, di un cliente scomodo per i difensori avversari. Destro naturale di piede, Cristo nasce come punta centrale pur disimpegnandosi bene come seconda punta e ala sinistra. O come ala destra, in caso di bisogno. 

 Nei due anni a Valdebebas è cresciuto tanto sotto il profilo atletico e muscolare, pur non perdendo d’incisività nel dribbling e nella sua tendenza a svariare su tutto il fronte offensivo. Attitudine che gli permette di non fornire un punto di riferimento fisso ai diretti marcatori avversari. Tra le sue qualità più distintive, tuttavia, è difficile non menzionare anche il suo background nel giocospalle alla porta: una caratteristica che permette a González di rendersi pericoloso nei pressi dell’area di rigore. Sia nella finalizzazione, sia in fase di rifinitura, in virtù delle ottime capacità nello scarico di prima, a premiare gli inserimenti dei compagni dalle retrovie, e nelle letture proattive delle differenti situazioni di gioco. Dinamico e sfacciato, nei dintorni de «La Fábrica» tanti addetti ai lavori, negli ultimi anni, ne hanno esaltato a più riprese «la capacità di vedere spazi e linee di passaggio impossibili da notare per i difensori». In quanto a sfacciataggine: il gol in rovesciata rifilato alRápido de Bouzas, dal limite dell’area, parla da sé. Rigorista, tant’è che ha segnato quattro rigori su quattro nello scorso campionato, Cristo sà calciare piuttosto bene anche le punizioni dalla media gittata, sfruttando un tiro potente e preciso. Come ogni attaccante che si rispetti non pecca in quanto a freddezza sotto porta: basti pensare che il 60% delle sue ventuno reti, l’anno scorso, sono arrivate da dentro l’area di rigore. Uno stile spumeggiante dove forza e velocità coabitano, senza per forza rischiar di abdicare l’una in favore dell’altra. Bienvenido, Cristo!

Articolo a cura di Daniele Pagani