27 enero 2020
27 enero 2020

Parma-Udinese in pillole

Il report statistico della gara contro i gialloblu

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Le reti di Riccardo Gagliolo e Dejan Kulusevski suggellano la vittoria casalinga del Parma di Roberto D’Aversa contro l’Udinese, in occasione del ventunesimo turno di questo campionato. Il bilancio dei quarantasei precedenti in Serie A tra le due squadre si articola in 21 successi ducali, 15 bianconeri e, infine, 10 pareggi. Altro incrocio con il passato per Luca Gotti, che fu vice di Roberto Donadoni sulla panchina del Parma per tre annate, dal 2012 al 2015.

La chiave tattica

Partiamo da una premessa, indiscutibilmente realistica: l’Udinese ha disputato un’ottima partita dal punto di vista tattico, ha mostrato una mentalità risoluta e orgogliosa, mai arrendevole nell’arco dei novanta minuti, ma ha finito per pagare a carissimo prezzo le sue disattenzioni difensive. Il sintomo del fatto che ogni gara rappresenta una storia a sé stante e che non sempre il risultato finale diventa assoluto depositario della verità. Contro il Parma abbiamo visto una retroguardia ben impostata nei movimenti, ma poco reattiva in copertura, e altresì un centrocampo prestante, dinamico, in grado di spendersi generosamente in entrambe le fasi del gioco. Sin dai primi minuti di gara i padroni di casa sono riusciti ad imbastire una manovra rapida e chirurgica, hanno tentato di imporre con veemenza ritmo, sovrapposizioni e ricerca di verticalità, infrangendosi tuttavia sui ranghi serrati della squadra bianconera. Un intricato parapiglia in area di rigore e un tiro da fuori di Kulusevski, sul quale Musso non è esente da colpe, hanno colpito gli uomini di Gotti nel loro momento migliore durante la prima frazione. Di fatto, tra il primo e il secondo gol del Parma, l’Udinese ha aumentato esponenzialmente l’intensità del proprio forcing riversandosi nella metà campo avversaria: una crescita che si traduce nell’aumento di 3 punti percentuali nel possesso palla (dal 43% al 46%) e addirittura 10 per quanto riguarda la precisione del fraseggio (dal 70% all’80%), cui si somma anche una sostanziale parità in termini di tiri tentati (4–4 alla mezz’ora/6–6 alla fine del primo tempo, 3–2 on target). Solamente un grande intervento di Sepe e la successiva traversa colpita da Lasagna hanno impedito all’Udinese di andare a riposo con uno svantaggio ridotto, dopo aver vinto il 77% dei contrasti (10 contro i 6 della squadra ducale, ferma al 44%) e aver costretto gli avversari a completare 16 spazzate difensive. Nel secondo tempo i bianconeri hanno ingabbiato il Parma nella propria metà campo, producendo 8 tiri nell’arco di 30 minuti (dal 45’ al 75’) e mostrando – anche alla luce dei cambi di Gotti – una vigorosa volontà di rimettere la partita sui binari giusti: con l’entrata di Jajalo per Rodrigo Becão la squadra è passata dal classico 3–5–2 a un 4–2–3–1 con Rodrigo De Paul trequartista, mentre l’ingresso di Ilija Nestorovski in luogo di Fofana ha portato alla delineazione di un 4–3–3 con tre centravanti di ruolo. L’Udinese ha provato a riequilibrare le sorti del match, eccome se ci ha provato, concludendo il 47% delle occasioni da gol create dall’interno dell’area di rigore. D’altro canto il Parma ha optato per una metodologia attendista e rigorosamente contropiedista, tant’è che il 32% del gioco complessivo si è sviluppato nel terzo di campo ducale. Le statistiche finali contribuiscono nel suggerire che l’Udinese molto probabilmente avrebbe meritato qualcosa in più sul tabellino: appena 0.6 punti percentuali di forbice nel possesso palla (50.3%–49.3%) e assoluta parità nella precisione del fraseggio (82%), 21 contrasti completati su 29 totali (il 72%, contro il 52% ducale) e 19 tiri tentati a 11 (4–3 on target). Purtroppo in alcune gare la ruota non gira, almeno a proprio favore, ma guardando alla prestazione complessiva della squadra diventa complicato trovare punti specifici su cui muovere critiche. Come tuttavia, all’opposto e di pari passo, diventa più semplice discernere e apprezzare la consapevolezza tecnica e tattica raggiunta dal collettivo in questi mesi. Peraltro senza dimenticarsi di come il Parma sia tutt’oggi una delle quattro squadre, nell’attuale Serie A (con Inter, Roma e Lecce), a non aver mai subito una sconfitta partendo da una situazione di vantaggio. 

La doppia fase di Ken Sema

Di sicuro Matteo Darmian, Juraj Kucka ed il suo connazionale Dejan Kulusevski non possono essere considerati una semplice clientela, ma sulla fascia sinistra Ken Sema ha dimostrato ancora una volta l’importanza nevralgica del suo apporto quantitativo e qualitativo. L’esterno di centrocampo svedese nell’arco dei 90’ ha gestito il 3.8% del possesso palla bianconero attraverso 70 tocchi compiuti e 23 passaggi completati positivamente su 28 (tasso di precisione dell’82%), cui si sommano anche 2 key passes, 2 dribbling riusciti su 3 (67%), 1 spazzata difensiva e 8 contrasti vinti su 9 ingaggiati (89% di successo).