Il tecnico bianconero Luca Gotti e il responsabile dell'area scouting Andrea Carnevale hanno partecipato al webinar organizzato da Federmanager FVG dedicato alla costruzione delle motivazioni all'interno del gruppo. Di seguito i rispettivi interventi.
Gotti: La prima domanda che mi sono posto da allenatore di calcio è: come devo confrontarmi coi calciatori? Allenare è come gestire il comparto di una fabbrica. I calciatori sono coloro che effettivamente svolgono il lavoro finale e producono il risultato ultimo. Per quanto riguarda lo staff, il collaboratore da scegliere ci si immagina che sia il più bravo possibile (trattandosi di serie A), ma prima ancora che bravo è importante che sia affidabile: è dunque dal contenitore delle persone più affidabili (di cui ci si può fidare) che devi scegliere i collaboratori più bravi possibile.
Gotti: La prima domanda che mi sono posto da allenatore di calcio è: come devo confrontarmi coi calciatori? Allenare è come gestire il comparto di una fabbrica. I calciatori sono coloro che effettivamente svolgono il lavoro finale e producono il risultato ultimo. Per quanto riguarda lo staff, il collaboratore da scegliere ci si immagina che sia il più bravo possibile (trattandosi di serie A), ma prima ancora che bravo è importante che sia affidabile: è dunque dal contenitore delle persone più affidabili (di cui ci si può fidare) che devi scegliere i collaboratori più bravi possibile.
È fondamentale, ad esempio, gestire con massima affidabilità le notizie più o meno sensibili. Il gruppo di lavoro deve essere capace di divulgare certi tipi di informazione (l’undici iniziale, il modulo ecc).
Ho fatto il collaboratore di Donadoni e Sarri. Se io sapessi tutto del calcio ma non avessi una capacità relazionale adeguata, creando problemi tra squadra e allenatore per i miei comportamenti, sarei probabilmente un pessimo vice.
All’interno di ogni gruppo, ci sono delle persone che, per loro caratteristiche, creano dei problemi, altre invece che si spendono con facilità nel risolverli. In mezzo ci sono i neutrali, che però non sono personaggi statici, perché in base a come viene gestito l’ambiente si possono spostare dalla parte dei “problematici” o dei “risolutori”. Sta a chi gestisce il gruppo creare un contesto in cui tutti cercano di venirsi incontro).
Un anno fa, durante il lockdown, ho letto il libro “Legacy” di James Kerr, che tratta di lezioni di coaching e leadership scritte da un giornalista che ha trascorso un anno a contatto con gli All Blacks. A fine lockdown mi sono presentato nel mio spogliatoio con decine di copie di questo testo in italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese, in modo che chi tra giocatori e staff lo desiderasse potesse leggerlo nella sua lingua. Questo libro ha creato un bel passaparola e ha contribuito a creare un clima in cui si condividesse una precisa filosofia. Ho cercato di educare il mio piccolo ambiente, rendendo coinvolte tutte le componenti in questa idea generale da condividere. In serie A è pensiero comune che l’allenatore debba solo istruire, invece ritengo sia importante instaurare un clima educativo, proprio per saper gestire chi può creare problemi. Questo piccolo espediente credo ci abbia portato a un clima di gruppo molto positivo. Nel post lockdown ci siamo allenati molto bene, abbiamo perso la prima partita immeritatamente ma eravamo forti come gruppo, dove la somma delle parti era superiore alle parti stesse. E i risultati si sono visti.
Carnevale: Io sono stato un buon giocatore di serie A e della Nazionale. Ho vinto molto in 20 anni di esperienza dentro al campo, avendo la fortuna di giocare con grandi campioni (Zico e Maradona su tutti). Questo ti porta una grande motivazione. Quando mi allenavo e giocavo assieme a loro non riuscivo neanche a dormire tanta era la motivazione di andare in campo. E questa è stata la mia forza.
Carnevale: Io sono stato un buon giocatore di serie A e della Nazionale. Ho vinto molto in 20 anni di esperienza dentro al campo, avendo la fortuna di giocare con grandi campioni (Zico e Maradona su tutti). Questo ti porta una grande motivazione. Quando mi allenavo e giocavo assieme a loro non riuscivo neanche a dormire tanta era la motivazione di andare in campo. E questa è stata la mia forza.
Ora, da responsabile scouting, ruolo che ricopro con orgoglio da 20 anni all’Udinese, il mio compito è portare in questa società dei giocatori in cui intravedo grande potenziale. A me spetta capire se un ragazzo ha talento, poi starà al mister e al suo staff farlo maturare anche sotto l’aspetto tecnico psicologico.