15 abril 2020
15 abril 2020

ENZO FERRARI

Seconda parte della quarta puntata della rubrica "Gli allenatori della storia bianconera"

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L'ERA MAZZA 
Si apre quindi sotto i migliori auspici. Franco Dal Cin ha il via libera del neo presidente per operare sul mercato, arrivano Cattaneo, Pancheri, Murario, Orazi, Pereira Orlando, Causio che, come ammetterà lo stesso Ferrari, si rivelerà determinante per la crescita della squadra. In seguito vengono acquistati pure Galparoli, Casarsa, De Giorgis. Ferrari non si tocca, figurarsi, è il tecnico del momento. Si è meritato la riconferma sul campo. Anche gli elogi di Lamberto Mazza. In Friuli sono ormai di casa inviati dei quotidiani nazionali sportivi e non per cercare di capire i segreti del calcio che Ferrari fa attuare ai suoi. Gianni Mura, allora rampante cronista della Repubblica, lo incorona quale migliore giovane tecnico italiano per poi aggiungere “non ci sono molti che capiscono di calcio come lui”. L'avvio in campionato però è preoccupante. All'esordio, il 13 settembre 1981 i bianconeri pareggiano, 1-1, con il Milan che è tornato in A. Poi le buscano ad Ascoli, 0-3, l'Avellino espugna al terzo turno il “Friuli” per 2-1, quindi a Cesena la squadra di Ferrari subisce la terza sconfitta consecutiva, 1-2. Si parla insistentemente del probabile esonero del tecnico di San Donà. Per questo motivo Mazza il giorno dopo la sconfitta in Romagna convoca una conferenza stampa all'Ambassador Palace Hotel e difende a spada tratta l'allenatore. “Noi abbiamo totale fiducia in Enzo Ferrari, i conti si fanno alla fine, almeno così sono abituato – dice - Per cui rimane con noi, è allenatore preparato e competente, vedrete che saremo protagonista di una buona stagione”. L’ Udinese si riprende subito, migliora la sua organizzazione di gioco, Causio è il leader dei bianconeri, le sue giocate sono quelle dei giorni migliori, ben presto si segnala come il miglior calciatore italiano, cresce via via rendimento anche i giovani, là dietro il libero brasiliano Orlando Pereira funge da chioccia facendo valere la sua esperienza e la sua tecnica. Ben presto i bianconeri si portano a debita distanza dal burrone, aumentano le presenze al “Friuli” e per la prima volta nella loro storia sconfiggono in trasferta il Milan, 1-0, il 24 gennaio 1982, gol splendido di Causio. Ferrari dice si ispirarsi dal punto di vista tattico a Roberto Lerici e come brillantezza di gioco a Giovanbattista Fabbri, diventa ben presto – e non solo per Gianni Mura - uno degli allenatori più interessanti, più apprezzati del calcio italiano. Non è mai banale nelle sue dichiarazioni, ai giornalisti regala sempre uno spunto interessante. L' Udinese continua a mantenersi a debita distanza alla zona rossa, solo nel finale ha un calo di concentrazione, ma quando è ormai salva e perde le ultime tre gare in casa con la Juventus, 1-5, davanti a 45 mila persone, a Firenze, 0-3, in casa con la Roma nel commiato dai propri tifosi (e ultima apparizione in bianconero di Orlando Pereira), 0-1. Alla fine l’ Udinese è undicesima, un buon: il lavoro della società e di Ferrari sta producendo buoni frutti. C'è nuovamente grande entusiasmo attorno alla squadra.

1982-83
Mazza si tiene ben stretto Ferrari, con Dal Cin va pienamente d'accordo, si affida alla sua abilità per migliorare la qualità dell' Udinese; nel giugno 1982 arrivano il libero brasiliano Edinho (la moglie era presente al “Friuli” in occasione dell’ultima gara del torneo 1981- 82 contro la Roma), la mezzala croata Surjak, stella della nazionale jugoslava e del Paris St. Germain, Pietro Paolo Virdis, Massimo Mauro, Roberto Corti. L’ Udinese al termine del mercato si è rinforzata in ogni settore, è considerata tra le formazioni più forti del massimo campionato anche perché nel frattempo continuano a crescere i giovani, in particolare “Zè Paulo” Miano e Gerolin, ma all'inizio di agosto nel corso di un allenamento Virdis si infortuna seriamente al ginocchio in un fortuito scontro con il portiere della primavera, Leonardo Cortiula. Deve essere sottoposto a intervento per la ricostruzione del crociato anteriore, sta fuori quattro mesi e mezzo, al suo posto viene acquistato l’anziano bomber Paolino Pulici che è in rotta con il Torino. “Puliciclone” però ha ancora fame di successo, si dimostra valido bomber di scorta, la sua esperienza aiuta la squadra, segnerà cinque pesantissimi gol. L’ Udinese da subito si impone per il suo gioco, è la migliore annata dell’era Mazza, Ferrari è seguito in tutto e per tutto dalla squadra. Gli organi di informazione gli dedicano sempre più spazio anche per unsingolare episodio verificatosi alcuni giorni prima della trasferta di Roma contro i giallo rossi del 20 marzo 1983 e terminata in parità, 0-0. Il tecnico, dopo l'ennesima traversa colpita su punizione da Surjak in allenamento (ma anche in talune gare di campionato), quasi tutte “Friuli”, cominciò ad interrogarsi su quanto stava accaddendo. Ne parla anche con i suoi più stretti collaboratori, Narciso Soldan e Cleante Zat. Era un tarlo che ormai lo tormentava da alcune settimane. Per questo motivo volle vederci chiaro, mandò i suoi suoi collaboratori a misurare l'altezza delle porte. Poco dopo gli fu comunicato che erano più basse rispetto alla misura regolamentare di 4,5 centimetri. In un primo momento ebbe paura, si confidò con Dal Cin perché c'era il rischio che se la notizia fosse trapelata l' Udinese avrebbe potuto incorrere un sanzioni, chissà anche alla perdita delle gare disputate al “Friuli”. Il problema fu risolto nel giro di pochissimo tempo e quando ne fu data notizia si trattava ormai di una tesi del tutto indimostrabile anche se i media, soprattutto la televisione diedero risalto a ciò. A parte questa parentesi, il cammino dei bianconeri è più che positivo anche se vincono il loro primo incontro casalingo il 0 febbraio 1983, ventesima giornata, battendo l'Ascoli per 2-1. I La squadra chiude il torneo in sesta posizione, 32 punti, il frutto di 6 affermazioni, 20 pareggi, 4 sconfitte. Poche sono le pagine deludenti, lo 0-3 di Ascoli del 10 ottobre 1982, lo 0-1 di Cesena del 7 novembre 1982, le pesanti sconfitte 0-4 con la Juventus a Torino il 27 febbraio 1983, soprattutto quella di Udine, 24 aprile 1983 con la Sampdoria, un altro 0-4. Questo tonfo pregiudica la possibilità di accedere all’Uefa. In panchina non c'è Ferrari, squalificato, bensì c’è Giovanni Galeone che è l'allenatore della Primavera che a fine gara dichiarerà che è stata importante se non determinante l’assenza del nocchiero titolare nel generare la dolorosa sconfitta. Ferrari è confermato per l’anno successivo.

1983-84 
È l'annata in cui l' Udinese lancia la sfida alle big. C'è il nuovo Progetto da concretizzare, come riportato. Dal Cin l’1 giugno annuncia l’acquisto di Zico, il, popolo bianconero esulta e sogna lo scudetto. La notizia però provoca anche le proteste dei sindacati, Luciano Lama, segretario generale della Cgil, tuona contro Mazza. “Spende fiori di quattrini per acquistare Zico e licenza lavoratori...”. Interviene pure il Palazzo nella persona del presidente della Figc Federico Sordillo che boccia l’operazione, i tifosi bianconeri il 4 luglio si riversano in piazza XX Settembre per protestare con minacce secessionistiche “ o Zico o Austria”, i parlamentari friulani fanno quadrato per aiutare l' Udinese, alla fine la Giunta del Coni smentisce il Presidente della Federcalcio Sordillo e consente al tesseramento del Galinho. Il popolo bianconero esulta, ma l' Udinese nel frattempo non è più società satellite del Gruppo Zanussi. Si verifica pure il divozio tra l' industria di Porcia e Mazza che comincia a dedicarsi a tempo pieno alle sorti del club. L' Udinese comunque inizia il campionato alla grande, 5-0 a Genova contro il Genoa. Si parla di scudetto. “Zico – ha sempre raccontato Ferrari - era un giocatore eccezionale. Faceva tutto in tre secondi con grande naturalezza. Voleva conoscere tutto, sapere ogni cosa. All’inizio i compagni quando lo vedevano marcato non gli davano la palla, invece Ferrari alla fine li convinse a passargliela perché da Zico c’era da aspettarsi la magia: aveva lo sguardo a 360 gradi. Era abituato al marcamento a uomo per cui non aveva problemi con il calcio italiano”. L’ Udinese richiama un pubblico numerosissimo anche in trasferta come fosse la Juventus o l'Inter. In casa quasi sempre c'è il tutto l’esaurito, vedi la gara del 18 settembre 1983, seconda giornata, con l' Udinese che stende il Catania c è per 3-1 con Zico che realizza un'altra doppietta. Poi i bianconeri inciampano ad Avellino, 1-2, per uno sciagurato autogol di Edinho. Ma il Galinho continua a segnare, in tre gare di gol ne ha già realizzati 5. I bianconeri sono protagonisti di un buon girone di andata, sono nei posti nobili, ma sono attardati per sperare nello scudetto, ma la media per accedere per la prima volta nella loro storia in Europa è rispettata. Ecco che l’8 marzo 1984 nell’amichevole Brescia- Udinese, disputata in una giornata caratterizzata da freddo polare, succede l'imprevisto. Zico si “stira”. Il giocatore due giorni prima era rientrato dal Brasile (era stato a Rio de Janerio approfittando della sosta del campionato festeggiando il compleanno in compagnia di Edinho e Causio) dove la temperatura era sistematicamente oltre il 30 gradi. Si infortuna nel secondo tempo e Mazza se la prende proprio con Ferrari. (“Non comprendo perché ha lasciato in campo Zico per tutta la gara, si è comportato come un dilettante...”), ma Zico non solo difenderà il suo allenatore, ma tirerà le orecchie proprio a Mazza. “L'allenatore non centra, ho voluto rimanere in campo per non tradire l'attesa del pubblico bresciano che ha seguito numerosissimo il match; piuttosto io non avrei organizzato l'amichevole”. Il Galinho deve rimanere out cinque gare, quando rientra non è più lui, è un comune mortale. L’Udinese dalla quinta piazza scende in nona posizione dopo la sconfitta interna all’ultima giornata con il Milan, 1-2. Paga per tutti Ferrari che viene esonerato. Non gli viene nemmeno concessa la possibilità di guidare i bianconeri nel match di ritorno dei quarti della Coppa Italia a Verona, sconfitta 0-1 sostituito dal nuovo tecnico Luis Vinicio con in panchina Narciso Soldan.

Ferrai non ha colpe per la stagione che alla fine sarà deludente, le cause vanno ricercate soprattutto nel divorzio Mazza-Dal Cin nel marzo del 1984 con il General manager che si sentiva chiuso per la presenza in sede anche del figlio e del genero del presidente. Un divorzio, anche se non dà adito a polemiche, comunque non indolore perché Dal Cin era un preciso punto di riferimento per Ferrari, per la squadra, per la tifoseria. L'avventura di Enzo Ferrari alla guida dell' Udinese si chiude dopo 105 presenze. Soltanto Guidolin, Bigogno e Spalletti hanno una militanza più lunga al timone della squadra bianconera, sempre nel massimo campionato.

In seguito ha allenato Real Saragozza, dal 1985 al 1988 la Triestina. Nella sua prima stagione alla guida degli alabardati centra la promozione in A vanificata per il secondo scandalo scommesse che vede coinvolta anche la Triestina che subisce una penalizzazione. A Trieste arriva anche Franco Causio che conclude la sua lunga, gloriosa carriera nel 1988, l'anno della retrocessione in C1 dei giuliani sempre per la vicenda delle scommesse che le genera una fatale penalizzazione (5 punti). Quindi è alla guida dell'Avellino (è esonerato dopo 13 gare), Padova (anche con i veneti non avrà fortuna venendo defenestrato alla 14 ma giornata); nel 1990-91 dopo quattro giornate subentra a Francesco Liguori alla guida del Palermo e centra la promozione in B perdendo la finale della Coppa semi pro contro il Monza. Dal 1992 al 1994 guida la Reggina, nel 1994-95 è nuovamente in A sulla panca della Reggiana dei fratelli Fantinel; per altri due anni è al timone dell'Alessandria in C1, quindi allena lo Juve Stabia, Ascoli sfiorando la promozione in B (nei play off vince l'Ancona per la miglior differenza reti); quindi chiude la sua carriera di tecnico nel 2001-.02 nell'Arezzo. Nel 2010-11, infine è l'Amministratore Delegato della Triestina in B il cui proprietario è Stefano Fantinel.(fine)

G.G.