23 aprile 2024
23 aprile 2024

Fabio Cannavaro si presenta: “C’è da far tirare su la testa ai giocatori, far capire loro che la società ha una storia importante”

Il nuovo allenatore bianconero parla delle sue aspettative e dei prossimi match

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Sorriso determinato e sguardo fisso sull’obiettivo. Fabio Cannavaro si presenta in veste di nuovo allenatore dell’Udinese con la stessa espressione che aveva nel corso della lotteria dei rigori della finale del Mondiale 2006. La speranza è regalare ai tifosi bianconeri emozioni positive altrettanto forti. Le prime parole del mister sono di gratitudine: “Ringrazio innanzitutto la società che mi ha dato la possibilità di essere qui e mister Gabriele Cioffi per lo sforzo che ha fatto fino a ieri. L’ho chiamato per dirglielo personalmente”. Il tecnico campano è consapevole che in una stagione complessa come quella attuale “la comunicazione sarà fondamentale. Ci sono tanti giocatori di nazionalità diverse, ma chi gioca a calcio sa che la lingua è una. Non dobbiamo avere paura, nelle ultime prestazioni sembra ce ne sia un po’. Ieri abbiamo fatto recovery, oggi c’è stato il primo allenamento per preparare i 20’ con la Roma e l’aspetto psicologico sarà fondamentale. C’è da far tirare su la testa ai giocatori, far capire loro che la società ha una storia importante, che la tifoseria gli sta dietro, c’è da sbagliare meno possibile per poi arrivare al nostro obiettivo che è la salvezza”.

La chiamata del club è bastata per convincere Cannavaro ad accettare la sfida. “È difficile dire di no ad alcune società, perché quando fai una scelta la storia è importante e quella dell’Udinese ne dimostra la serietà – spiega – Le ultime ore sono state intense, è stato tutto molto veloce. C’è grande motivazione, il momento è complicato ma la squadra ha grandi qualità tecniche e umane che fanno ben sperare, nonostante abbia avuto tanti problemi quest’anno. Se ci si aspetta in ogni partita di non subire gol, di gestire il risultato, non ce la fai. Quattro vittorie in una stagione sono poche e abbiamo pareggiato troppo, perciò da qui in avanti dobbiamo fare qualcosa in più tutti quanti”. L’aspetto mentale è fondamentale, soprattutto perché “la squadra ha subito poco, stando quasi sempre sotto la linea della palla. Dobbiamo alzare un po’ il baricentro, pressare un po’ più alti, cercare delle certezze in fase offensiva che diano ai ragazzi più tranquillità”.

Tanti punti persi a ridosso del triplice fischio hanno portato a “un’analisi sui gol subiti nei minuti finali. Perciò prima parlavo di paura e l’ho detto ai ragazzi stamattina: devono alzare l’asticella dell’attenzione e avere fame di portare il risultato a casa. Il mio calcio era diverso da questo, oggi i giocatori sono super controllati, la macchina alle loro spalle funziona benissimo. Dobbiamo lavorare sull’aspetto mentale e abbiamo già cominciato a farlo”. I bianconeri, nel corridoio che gli porta agli spogliatoi, “hanno la possibilità di vedere le maglie di chi li ha preceduti, e già da lì devono rendersi conto del valore di questa società. Va fatto capire che trent’anni di massima serie sono frutto del sacrificio della famiglia Pozzo, che in Italia tutti abbiamo apprezzato negli anni. Sono venuto tante volte qui da avversario e questa cosa si percepiva. All’estero, quando vai in un club, la prima cosa che devi fare è capirne la storia. Se i giocatori non riescono a farlo sei tu allenatore che devi farglielo fare”.

Della storia bianconera fanno parte anche tanti campani: Antonio Di Natale, Fabio Quagliarella, Antonio Floro Flores mi hanno scritto. Spero di lasciare lo stesso segno che hanno lasciato loro – asserisce Cannavaro prima di concentrarsi sui calciatori attualmente presenti – Non ho visto la squadra dal vivo, in questi due giorni ho guardato un bel po’ di video, ma mi baso su quello che vedo in allenamento. Lazar Samardzic è il giocatore di maggior qualità che abbiamo, la gente si aspetta tanto da lui. Sta avendo delle difficoltà perché le altre squadre lo studiano e hanno un occhio di riguardo nei suoi confronti, anche per Lorenzo Lucca che sta facendo bene. Il tempo è poco, quindi dobbiamo concentrarci sulle cose più importanti in questo momento, al di là dei singoli. Dobbiamo parlare di collettivo, di squadra. Se un giocatore di qualità non rende o non corre dobbiamo trovare soluzioni diverse”. Interfacciarsi con chi è presente da più tempo sarà utile al nuovo mister, che parlerà “oggi in riunione con Roberto Pereyra. Mi interfaccerò con tutti quanti perché più informazioni riesco ad avere dai giocatori e meglio è. Quando arrivi in un contesto nuovo dove non hai il tempo di lavorare non è facile, poter comunicare e stare a contatto coi ragazzi è importante”.

Anche per questo motivo nello staff è stato accolto con gioia Giampiero Pinzi. “Ovunque sono andato ho sempre cercato dei collaboratori locali. Questo mi permette di accorciare i tempi – prosegue Cannavaro – sicuramente Giampiero conosce benissimo la società e quando mi è stato proposto ho accettato senza problemi. Per me è un valore aggiunto”. Tanti i modelli a cui si rifà, “Lippi e Capello dal punto di vista della gestione erano fenomeni, avevano nelle regole e nel concetto di squadra le ambizioni di voler vincere sempre. Sono due caratteri molto forti che hanno fatto la storia del nostro calcio. Spero di aver preso un pezzettino da tutti gli allenatori che ho avuto nella mia carriera: Zaccheroni, Sacchi, Trapattoni, Malesani, Zoff,… Ogni calciatore cerca di rubare le cose che gli piacciono di più e da allenatore cerca di trasmetterle poi ai propri giocatori. I ragazzi sono giovani, devi alternare bastone e carota, devi fargli capire dove sono. La gestione di un gruppo è la cosa più complicata”.

In calendario ci sarà anche la sfida al Napoli, “ma la cosa che conta di più siamo noi. Il calcio è bello perché ti regala emozioni, la possibilità di incontrare vecchi amici e di vivere momenti importanti del tuo passato. Ma per noi sono partite fondamentali. Al di là degli obiettivi fondamentali di tutte le squadre i nostri sono tripli”. Cannavaro si definisce “slegato dal modulo, ho iniziato col 4-3-3 perché mi piace di più vedere, ma è normale che ci siano delle situazioni da leggere e cambiare in base al materiale che hai a disposizione. Questa è una squadra che può cambiare in fase di possesso e non possesso, ha delle qualità importanti e dobbiamo essere bravi a tirarle fuori”. A chi gli domanda se sia meglio affrontare subito i 20’ con la Roma, poi il Bologna e i partenopei, il tecnico risponde con un sorriso: “Lo sapremo alla fine se sarà stato meglio aver giocato prima con loro. Paradossalmente a volte è meglio sfidare squadre che giocano a calcio, perché hai tempo di ragionare e sei motivato a far bene. È nella bravura di chi sta fuori far capire che queste motivazioni devono essere triple contro Lecce, Empoli e Frosinone. Non possiamo aspettare gli ultimi tre scontri diretti per cercare di fare punti. Dobbiamo cercare di fare ciò che ci interessa già da dopodomani e cercare di raccogliere il più possibile. Spero di vedere la passione dei tifosi allo stadio”.

Con la Roma “ce la dobbiamo giocare. A differenza delle altre volte inizi che sei fresco, non abbiamo l’alibi della stanchezza. Non penso che la Roma venga qui a risparmiarsi o a giocare per il pari, sanno che in 20’ si può vincere. Mi aspetto da entrambe le squadre una partita vera”. L’Udinese deve pensare solo a sé: “Dobbiamo fare la corsa su noi stessi. Se guardi gli altri e sei conservativo rischi di bruciarti, secondo me invece dobbiamo capire che ci sono a disposizione dei punti e che ogni partita va affrontata come fosse una finale. E le finali non si giocano, si vincono. Ci sono dei momenti in cui devi soffrire e devi farlo tutti insieme, per poi far male all’avversario quando hai la palla. Nessuna squadra mantiene lo stesso ritmo per 90’, c’è sempre il momento in cui deve difendere”. Tante le assenze, “ma non sono abituato a dare alibi ai miei giocatori. Devo dare certezze. Chiunque andrà in campo dovrà essere consapevole di dare tutto. Poi sappiamo il calcio come sia, ma sono esigente su questo: voglio il massimo da tutti”.