13 novembre 2020
13 novembre 2020

Kevin Bonifazi a "Il Gazzettino"

Le parole del difensore bianconero nell'edizione odierna del quotidiano

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Ha già girato mezza Italia, nonostante abbia solo 24 anni. Siena, dove è cresciuto; poi Torino, Benevento e Casertana; quindi il curioso ping-pong tra Spal e Torino. Due stagioni con gli estensi e altrettanti con i granata, con cui ha disputato 3 gare nel gennaio scorso per poi riprendere la strada che conduce a Ferrara, segnalandosi nel girone di ritorno del torneo scorso come uno dei migliori difensori e totalizzando 14 presenze e un gol. Senza però riuscire a impedire alla formazione emiliana di retrocedere. Ora nel suo destino c’è l’Udinese, il club con cui è chiamato a fare il salto di qualità per convincere i Pozzo a esercitare a giugno il diritto di opzione e ad acquistarlo a titolo definitivo. Il giocatore in questione è Kevin Bonifazi, originario di Rieti, un recente passato con la Nazionale Under 21 e un futuro che lui spera diventi radioso.

La nuova destinazione le calza a pennello?
«Mi sono trovato bene nella Spal, ma l’Udinese è un’altra cosa: per me rappresenta il salto di qualità - racconta -. Da tante cose capisci perché l’Udinese è da 25 anni di seguito in A, c’è un meccanismo oliato che è una garanzia per noi calciatori».

Era giunto a Udine in ritardo e in precario stato di forma, tanto da dover svolgere un lavoro personalizzato. Adesso?
«È vero, ho vissuto un’estate particolare - ammette -. Subito dopo la fine del torneo, nel post lockdown, sono andato in vacanza per due settimane. Al rientro sono stato stoppato dal Covid-19: altri 15 giorni fermo, tappato in casa. Quando finalmente ho potuto lavorare a livello atletico mi sono trovato in difficoltà. È servito un lungo ricondizionamento e pian piano ho recuperato un buono stato di salute generale. Il mister mi ha già utilizzato, ma devo crescere ancora, è ovvio».

Lei è un difensore che predilige agire dove?
«Mi trovo bene nella difesa a quattro anche da terzino, come in quella a tre soprattutto sul centro-destra o centro-sinistra - sottolinea -. Mi piace impostare, non sono il classico difensore che spazza e “rompe” il gioco degli altri. Del resto nel calcio moderno tutti devono essere in grado d’innescare un’apprezzabile manovra, anche il portiere. Io cerco di farlo sia con il destro che con il sinistro, avendo la fortuna di cavarmela con entrambi. In passato un mio allenatore dopo 6 mesi si era accorto che non ero un mancino, come lui credeva».

Com’è stato il suo impatto con il club bianconero, ovvero cosa l’ha colpita maggiormente?
«La struttura nel suo complesso. Qui c’è tutto per lavorare al meglio. Inoltre a nostra disposizione c’è uno staff valente, di professionisti affermati: hai tutto quanto ti serve per rendere al top».

Pronti, via e l’Udinese ha deluso: 4 punti in 7 gare sono un bottino magro. Quali le cause che hanno ostacolato la vostra corsa?
«Ognuno dice la sua, io sostengo che la differenza in negativo l’hanno fatta gli errori in fase di concretizzazione e quelli difensivi. In sostanza noi abbiamo sbagliato e gli altri ne hanno approfittato».

Preoccupato?
«No, nel senso che possiamo e dobbiamo risalire la china. Le potenzialità per farcela non mancano di certo».

Il Sassuolo potrebbe aver rappresentato l’auspicata svolta?
«Il risultato di parità contro gli emiliani è buono, meritato. Abbiamo concesso poco, forse nulla al nostro avversario, Musso mi sembra abbia toccato solo 2-3 palloni. Niente da eccepire dunque sul risultato. Siamo stati concreti, abbiamo raccolto i frutti del nostro lavoro, ma è evidente che sul piano del gioco dobbiamo fare meglio».

Alla ripresa delle ostilità avrete il Genoa. È una ghiotta opportunità per riassaporare la gioia del successo e quindi ripartire con il piede giusto.
«Non c’è nulla di scontato, ma in questo momento di magra a me interessa, come credo a tutti noi, fare il risultato più che essere convincenti sotto il profilo tecnico. Le vittorie sono la migliore medicina per crescere ulteriormente, lavorare con tranquillità, fare bene quando affronti l’avversario, chiunque esso sia. Ora non si può andare tanto per il sottile: va bene ripetere prestazioni come a Reggio Emilia e vincere».

Quanto è importante l’arrivo di elementi di qualità, su tutti Deulofeu?
«La qualità fa sempre bene. Bisogna anche mettere in preventivo, però, che ai nuovi acquisti serve sempre del tempo per ambientarsi e capire determinati schemi. Non si può pretendere che da subito facciamo la differenza, anche se sono bravi. Ed è questa probabilmente la mia spiegazione al fatto che il nostro allenatore sinora ha sempre mandato in campo per 9 undicesimi la squadra della passata stagione, che io ritengo forte. L’ho incontrata a luglio a Ferrara e mi ha fatto un notevole impressione. Pian piano, con l’apporto anche di noi “nuovi”, crescerà ancora».