11 dicembre 2020
11 dicembre 2020

Juan Musso al Gazzettino

L'intervista al portiere argentino

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Riportiamo di seguito l'intervista al portiere bianconero Juan Musso pubblicata nell'edizione odierna del Gazzettino.


Continua inarrestabile la crescita di Juan Musso, il guardiano bianconero quasi sempre impeccabile, tanto che si contano sulle dita della mano le note stonate del suo 2020. Non è un caso che in questo anno solare l’Udinese abbia invertito la tendenza tra gol subiti e fatti, 35 contro 36, come non succedeva da anni e che non abbia subito reti in ben 11 gare su 30. L’argentino, per il concetto che il calcio è sport collettivo, dà merito anche ai suoi compagni di squadra. 

«Credo di aver fatto il mio, avverto che sto migliorando, naturalmente sono soddisfatto, ma la crescita dell’Udinese passa anche dal contributo degli altri. Ricordo in passato di aver compiuto in un solo incontro dieci parate molto difficili, per poi subire quattro gol. Cosa vuole dire ciò? Che un portiere, anche se è bravo, da solo non può decidere le fortune del club. Ho la fortuna di avere compagni di reparto bravi, ma direi che tutta la squadra sta crescendo; nella seconda fase c’è grande sacrificio da parte di tutti, del resto nel calcio moderno tutti attaccano, tutti difendono, quello che si sta verificando nell’ Udinese».

I suoi miglioramenti sono tangibili, ora è portiere completo, ma chi l’ha aiutata maggiormente? 
«Il nostro preparatore, Brunner, Luca (Gotti, ndr) i cui concetti calcistici sono sempre chiari e ci aiutano a fare sempre meglio, i compagni di squadra, anche l’esperienza italiana che mi porto alle spalle da due anni. Poi questo ambiente che ti consente di impegnarti al cento per cento nel quotidiano allenamento». 

La squadra sta progredendo sotto ogni punto di vista, ora avete la possibilità di concludere l’anno con i botti stante il calendario che non sembra proibitivo… 
«Preferisco fare un altro discorso, più in generale. È vero, stiamo migliorando, lo testimonia la vittoria sulla Lazio, ma non solo e non possiamo porci come obiettivo di finire bene il 2020. Una squadra vera – e noi lo siamo – deve essere continua non nel breve termine o a media scadenza, ma il più a lungo possibile, solo così eviti il rischio di abbassare la guardia. Per noi non ci sono tappe, ma solamente il traguardo di maggio che vogliamo tagliare in buona posizione».

Il Torino in crisi rappresenta per voi una ghiotta opportunità per fare man bassa all’Olimpico? 
«Guai a fidarsi della situazione descritta in casa granata, si parla di contestazioni al presidente, anche ai giocatori. È vero, la classifica parla chiaro, penalizza il Toro, ma dove mettiamo la rabbia con cui ci affronterà? La voglia di farcela ad ogni costo? Loro hanno necessità perlomeno di non perdere, per cui mi immagino che metteranno nella contesa tanta cattiveria agonistica, a parte che il Torino dispone anche di buoni giocatori. Quando scendi in campo con l’atteggiamento giusto, puoi farcela; è successo a noi che abbiamo sconfitto la Lazio mentre tutti ci davano soccombenti; senza scordarci delle vittorie estive di Roma con i giallorossi o quella con la Juventus. Anche allora eravamo dati per sconfitti e se avessimo perso la nostra situazione sarebbe diventata assai critica».

Uno dei suoi primari obiettivi rimane la nazionale argentina…
«Esatto, ho perso il posto solamente per l’infortunio subito due mesi fa, ma so che i responsabili della nazionale non solo non mi hanno scordato e mi stanno seguendo. Mi mantengo in costante contatto telefonico con il preparatore dei portieri Martin Tocalli, la cosa mi fa piacere, mi aiuta a dare sempre di più nel quotidiano lavoro». 

Per cui a marzo dovrebbe tornare a far parte della nazionale… 
«Credo di sì, ma prima di quella scadenza c’è l’Udinese e dopo impegno con l’Argentina sarà ancora la mia squadra di club a chiedermi il miglior contributo. Devo molto a tutti i componenti del club, noi argentini ci troviamo come a casa nostra, credo di condividere il pensiero anche degli altri, De Paul, Pereyra... Sento anche dire che il gruppo argentino sta dando una spinta all’Udinese verso l’alto, ma la verità è che tutti rendono al top, la squadra è un gruppo compatto, c’è grande feeling tra di noi, soprattutto c’è qualità in tutti, ecco perché dico che possiamo e dobbiamo fare meglio, che non possiamo accontentarci».

I portieri europei sono considerati i più bravi al mondo; recentemente è stata fatta una classifica e nei primi dieci posti non ci sono estremi difensori di altri continenti. È giusto? 
«Non entro nel merito su questo argomento, preferisco invece fare alcune considerazioni. I giocatori europei sono premiati maggiormente perché partecipano a manifestazioni di assoluto rilievo, su tutti la Champions che ha risonanza mondiale. E sei fai bene in questa manifestazione stai certo che tutti ne parlano. In ogni caso vi assicuro che in Sud America ci sono altri portieri di assoluto valore». 

In Italia la situazione Covid sta via via migliorando pur rimanendo grave; e in Argentina? 
«Non conosco i numeri dei contagi, ma mi viene riferito che nel mio Paese, ora che è scoppiata l’estate, la gente torna a uscire dalle case e ciò l’aiuta ad essere più positiva, più serena».