Nella nostra città Abel trova LE sacre sponde: un ambiente omologato per maturare senza eccessive pressioni, in un calcio tanto duro quanto strategico, ma pur sempre un porto sicuro per poter crescere in totale tranquillità. Un elemento, quest’ultimo, sempre pronto a sciogliersi in una grintosa esultanza sotto la nostra Curva Nord. La prima stagione in Italia ha un retrogusto dolceamaro: Abel esordisce in uno strano incrociarsi del destino, contro la Roma, ma in quella occasione è il palo colpito nel finale a frapporsi tra un tagliente colpo di testa e il primo urlo di gioia. Sfortuna, ma solo questione di tempo. Perché Balbo ce l’ha nel sangue, il gol, e talvolta la sua essenza liquida declina nel suo sinonimo: prima rete contro il Milan futuro campione d’Italia, a San Siro, dopo una scoppiettante progressione palla al piede iniziata da centrocampo e infiocchettata dall’uno-due con Mattei, poi una doppietta all’Inter al Friuli, dove Abel è boia, giuria e giudice di un pirotecnico 4-3 per noi. Ne segna 11 in totale, peraltro senza mai calciare dagli undici metri, ma non basta all’Udinese per restare in Serie A.
Abel in tal senso, ancora oggi, sostiene di aver vissuto con dolore solamente due momenti in tutta la sua carriera, lunga un decennio e mezzo più uno: la retrocessione in Serie B, in virtù di un energico e sincero sentimento da sempre nutrito verso il nostro bianconero, e i Mondiali statunitensi del ’94, nel cui grembo maturò la seconda, storica squalifica di Maradona – sempre per 15 mesi – e una scottante eliminazione agli ottavi di finale dell’Argentina per mano della Romania. Argentini e friulani, tuttavia, hanno in comune quel sano e indomito vizio di rimboccarsi subito le maniche. E se quel qualcosa va storto è sempre lecito provare, riprovare, e ancora riprovare. Al primo anno in cadetteria Balbo segna e raddoppia vestendosi da leader e trascinatore, in campo e nello spogliatoio, concludendo la stagione da capocannoniere in concomitanza con Francesco Baiano (Foggia) e Walter Casagrande (Ascoli). Le reti di Abel sono 22, ma l’Udinese chiude all’ottavo posto, rimandando così di un anno il tanto ambito ritorno in Serie A. Ma l’occasione arriva sempre per coloro che sanno conferire valore al tempo. Per la panchina viene scelto Franco Scoglio, emotivo nel rettangolo verde e risoluto in sala stampa, mentre in campo ci vanno ottimi giocatori come Marronaro, Giuliani, Dell’Anno, Sensini e lo stesso Balbo, per l’appunto. Abel verso dicembre continua a tribulare per un ginocchio malmesso, tant’è che realizzerà solo 11 gol in quella stagione – e SOLO si fa per dire – ma quello d’inizio marzo contro la Casertana, su rigore, dopo un digiuno durato due mesi, è uno dei più importanti segnati con la maglia dell’Udinese. All’ultimo atto noi corsari al Dorico di Ancona, il Cosenza cade a Lecce: è festa grande, è Serie A.