17 maggio 2020
17 maggio 2020

FRANCESCO GUIDOLIN

Prima parte della sesta puntata della rubrica "Gli allenatori della Storia Bianconera"

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La stagione 1997-98 caratterizzata dalla conquista del terzo posto alle spalle di Juventus e di Internazionale, dalla consapevolezza di poter tenere il passo anche in campo europeo certificano la definitiva crescita dell'Udinese che ha una struttura da grande club. Merito della politica dei Pozzo, con il patron che ha fatto tesoro degli errori commessi nei primi anni della sua avventura calcistica; merito di Zaccheroni, tecnico che ha trasmesso la mentalità vincente ai bianconeri. Merito ovviamente dei gol pesanti come macigni di Bierhoff (capocannoniere con 27 centri) per il quale il Milan ha offerto 25 miliardi lire cui ne aggiunge altri 17 per avere anche Helveg. Impossibile quindi blindarli. Al Milan si trasferisce pure Alberto Zaccheroni che da tempo andava dicendo che la sua sarebbe stata un'avventura triennale con l'Udinese iniziata nel luglio del 1995, anche se sperava di approdare all'Inter dopo essere stato contattato da Massimo Moratti a fine aprile. Ma il presidente del club nero azzurro alla fine ha ribadito fiducia a Luigi Simoni e il Milan ne approfitta per far suo il tecnico del momento. Naturalmente Gianpaolo e Gino Pozzo che erano al corrente delle intenzioni di Zac si sono mossi per tempo e ai primi di maggio hanno bloccato Francesco Guidolin, pure lui tecnico emergente che ha fatto la storia del Vicenza vincendo la Coppa Italia 1997 per poi approdare l'anno seguente alle semifinali di Coppa delle Coppe dove la squadra vicentina è stata sconfitta dal Chelsea. Guidolin ha messo nero su bianco il 18 maggio 1998, due giorni dopo l'ultima di campionato che ha visto l'Udinese vincere proprio a Vicenza per 3-1 con doppietta di Bierhoff che si aggiudicherà la classifica cannonieri.

IL GIOCATORE
Francesco Guidolin, nato a Castelfranco il 3 ottobre del 1955, è cresciuto calcisticamente nel Giorgione (in seguito sposerà Michela, la figlia del presidente del sodalizio Raul Pietribiasi) la squadra della sua città natale e ben presto ha evidenziato buone qualità tecniche, acume tattico, visione di gioco e a 17 anni quando frequentava ancora il Liceo Scientifico, è stato ingaggiato dal Verona. La sua carriera da prof è iniziata, come più volte il Guido ha voluto sottolineare con un pizzico di orgoglio, il 3 agosto 1973 venendo inserito nel gruppo dei giocatori della prima del Verona che ha partecipato al ritiro estivo pre campionato. Godeva della fiducia del tecnico Giancarlo Cadè “Quel 3 agosto '73 non avevo ancora 18 anni ha raccontato Guidolin - e a quel tempo ero davvero il più giovane del gruppo. Subivo anche un po’ di nonnismo, allora funzionava così, e poi ero anche gracilino... Più di qualche volta ho portato la valigia ai più anziani, soprattutto a Zigoni, per me un campione. Da allora ho vissuto tanti anni belli, con qualche amarezza”. Guidolin ha debuttato in prima squadra il 16 novembre 1975, sesta giornata di serie A, in Verona-Ascoli 1-0, rete di Luppi. A lanciarlo è stato Ferruccio Valcareggi che poi lo ha utilizzato in altre cinque gare. Il Guido era studente universitario, i suoi genitori speravano diventasse un medico, ma lui si assunse ogni responsabilità, lasciò gli studi, rifiutò anche di dedicarsi all' attività lavorativa del padre che era commerciante, convinto di affermarsi nel mondo del pallone. Certo è che se nel Verona avesse fallito avrebbe fatto immediato dietro front, riprendere gli studi o aiutare il padre. Dopo due stagioni a Verona nella massima serie, nel 1977 si trasferisce a titolo temporaneo alla Sambenedettese in B per “fare le ossa”, come si usa in gergo, per avere più spazio e quindi fare anche esperienza e con la formazione marchigiana è titolare fisso. A fine stagione rientra a Verona con cui disputa 14 gare in A. Quindi cambia ancora aria, va a Pistoia sempre a titolo temporaneo; è la stagione 1979-80 e contribuisce con 35 presenze e 5 reti, soprattutto con prestazioni convincenti, alla promozione in A dei toscani per poi fare nuovamente il tragitto che lo riporta a Verona con gli scaligeri nel frattempo retrocessi nella cadetteria. L'anno seguente è tra gli artefici per il ritorno in A dei giallo blu. Guidolin si dimostra giocatore interessante, ha talento, ma rimane un incompiuto, gli manca lo spirito pugnandi, quella grinta che lo completerebbe. Nel mercato di ottobre del 1982 viene ceduto sempre in prestito al Bologna, serie B, dove disputa una stagione mediocre. Ripreso dal Verona colleziona solamente due gettoni di presenza in A nel 1983-84 per poi essere ceduto al Venezia in C2, ma le sue fisime (gli dava fastidio la pioggia, lo infastidivano i fischi del pubblico), il fatto di essere poco combattivo gli hanno impedito di fare la differenza. Era legato per tre anni al club veneziano, ma nella sua seconda stagione si infortunò per cui accettò la rescissione del contratto”.

L'ALLENATORE
Francesco Guidolin ha poi iniziato ad allenare le giovanili del Giorgione per poi assumere la responsabilità della prima squadra nel 1988 in C2. Non fu un esordio positivo sulla panca del club che alla fine fu retrocesso in D. L'anno dopo ha guidato il Treviso, in C2 e poi nell'ordine Fano (quinto posto in C1), Empoli (ancora quinto posto in C1, ma vittoria in Coppa Italia semi pro) in cui militavano tra gli altri Fabio Galante, Carmine Gautieri, Luciano Spalletti, Vincenzo Montella, per poi firmare un autentico capolavoro e Ravenna nel 1992-93, vincendo trionfalmente il campionato di C1. Il 15 luglio 1993 è chiamato a guidare l'Atalanta in A, ma non ha fortuna, dopo dieci giornate viene esonerato. In realtà colpe specifiche per il negativo comportamento dei nero azzurri che alla fine retrocederanno non ne ha, quella squadra tecnicamente era povera.
Nell'estate del 1994 lo vuole il Vicenza che milita in B. Da subito quello tra il Guido e il club berico si rivela matrimonio felice. La squadra vicentina chiude il torneo cadetto al terzo posto ed è promosso in A da cui manca da ben sedici anni, poi nel 1995-96 è nona, nella stagione 1996-97 il Vicenza si supera, vince addirittura la Coppa Italia battendo in finale il Napoli. E' un altro capolavoro di Guidolin dopo quello di Ravenna. Nel 1997-98 la squadra biancorossa partecipa alla Coppa delle Coppe, fa strada, approda sino alle semifinali, ma trova un ostacolo insormontabile, il Chelsea che vince il duplice confronto e si qualifica per la finalissima. Si chiude anche la quadriennale esperienza di Guidolin alla guida della squadra berica che poi passa all'Udinese come ricordato e al termine dell'ultima giornata di campionato, 16 maggio 1998, guarda caso contro la sua prossima squadra, saluta commosso il pubblico vicentino che è tutto in piedi ad applaudirlo in segno di riconoscenza.

L'AVVENTURA FRIULANA
Assieme al Guido approda all' Udinese anche il nuovo Bierhoff, Roberto El Pampa Sosa (Gino Pozzo avrebbe voluto anche l'altro argentino, l'esterno Andrés Guglielminpietro), viene riscattato dal Milan per 4 miliardi Tomas Locatelli che consente al successore di Zaccheroni di disegnare la squadra con il 3-4-1-2.Pozzo (Gianpaolo) fa anche un (timido) tentativo per avere in prestito dall'Inter Nwankwo Kanu, il ventunenne attaccante nigeriano. Invano. Si conclude con un nulla di fatto il corteggiamento alla punta del Lione, Joseph Job, 20 anni. Il 22 maggio Sosa mette nero su bianco e pochi giorni dopo Gino Pozzo annuncia che “il nostro mercato è chiuso”. Carnevale, che ha chiuso (nel Pescara) con il calcio giocato, diventa osservatore del club bianconero. Nel corso dell'estate Gino Pozzo si dimostra facile profeta: “Sarà l'anno di Amoroso”. E il brasiliano sarà la stella dell'Udinese, segnerà 22 gol e vincerà la classifica cannonieri. Capitan Calori a fine giugno riceve un' offerta da parte del Nottingham Forrest che gli offre bei quattrini, il giocatore chiede tempo, alla fine rimane “per amore dell'Udinese”. Parte, invece, Cappioli, destinazione Bologna.
Il campionato si apre nell'anticipo di sabato 12 settembre con il 2-2 casalingo contro la Sampdoria di Luciano Spalletti, mentre il 15 i bianconeri debuttano in Coppa Uefa ospitando al “Friuli” il Bayer Leverkusen con cui non vanno oltre il pareggio (1-1, reti di Kirsten e Walem) per la cocente delusione dei 30 mila presenti di fede bianconera). Perdere la domenica successiva a Bologna sarebbe pericoloso, il Guido se ne rende conto, ma alla prova dei fatti i bianconeri sono impeccabili al “Dall'Ara”, vincono per 3-1 con Amoroso devastante, autore di una doppietta. Fa seguito il 2-0 casalingo sulla Salernitana, quindi c'è la gara di ritorno a Leverkusen, ci sono speranze di farcela, ma serve un'impresa che non arriva, il responso del campo è negativo, 1-0 per i tedeschi, rete di Beinlich e il sogno europeo si infrange subito. La domenica successiva per l'Udinese c'è la beffa di Firenze (0-1 con gol di Edmundo al minuto 92) cui fanno seguito i pareggi di Bari e con il Venezia, soprattutto il tonfo di Roma con i giallorossi (0-4). Due giorni dopo il match dell'Olimpico Guidolin annuncia che rivolterà la squadra come un calzino, in realtà è dibattuto su chi utilizzare a fianco dell'inamovibile Amoroso. Poggi o Sosa? Sosa o Poggi? Questo è il dilemma che tormenterà il tecnico sino alla fine della stagione. Con la Juve, il turno successivo, 8 novembre 1998, tocca a Poggi fungere da valletto a Marcio, ma ecco che al 31' della ripresa con la Juve in vantaggio per 2-1 Guidolin richiama il veneziano e fa entrare El Pampa. E' la mossa vincente e l'argentino al 94' segna il gol del pareggio. E' un fuoco di paglia, l'Udinese dimostra di essere squadra malaticcia, va a Parma e becca quattro sventole che fanno agitare le acque in casa bianconera. Meno male che nelle successive due gare l'Udinese batte di misura il Parma ed espugna la roccaforte del Cagliari, ma manca la continuità di rendimento e di risultati e ai due citati successi fanno seguito tre cadute consecutive, due contro le milanesi, 0-3 al “Meazza” contro i rossoneri, 0-1 in casa con l'Inter, la terza a Roma contro la Lazio. Guidolin è sempre tormentato da mille dubbi, è ansioso, ma anche caparbio, è convinto che la sua squadra troverà la strada giusta per risalire la corrente (alla giornata 14 ha solamente 16 punti). Continua il dilemma Poggi o Sosa, ma piano, piano l'Udinese ritrova una sua identità, chiude il girone di andata con 23 punti in decima posizione. Per le sue ambizioni europee nulla è perduto anche se il Guido preferisce indossare il saio e predicare umiltà e prudenza. Per lui l'obiettivo minimo-massimo rimane la salvezza anche se questo traguardo dopo le prime tre gare del ritorno sembra essere una formalità: l'Udinese è sesta con 30 punti, Amoroso è l'asso nelle manica del Guido, è il miglior bomber del campionato, non c'è difesa che riesca a disinnescarlo. Guidolin lo utilizzo da punta centrale atipica, il brasiliano è devastante negli spazi. Cresce anche Sosa (match winner contro la Fiorentina e autore di una doppietta contro il Bari che subisce quattro reti al “Friuli”). L'Udinese ora è quinta, l'Europa è a due passi, ma è una squadra pazza che sale sulle montagne russe, alterna con regolarità sconcertante una vittoria e una sconfitta. E' un'Udinese Jekyll e Hyde. Grave è il capitombolo del 3 aprile a Piacenza, una settimana dopo il capolavoro casalingo con il Parma (2-1 con prodezza di Amoroso per il gol-vittoria). I bianconeri contro la formazione di Matterazzi si portano subito sul 2-0, poi dopo che gli emiliani accorciano il il risultato, la squadra del Guido va sul 3-1. Sarà una passeggiata, pensano probabilmente i bianconeri che peccano di vanità. Alla fine vince per 4-3 il Piacenza. Guidolin non si estranea dalle critiche: “forse anch'io ho sbagliato nelle scelte”. L'Udinese più pazza arriva al penultimo atto del torneo in quinta posizione con 51 punti. Il risultato sarebbe eclatante se non fosse ancora vivo il ricordo del terzo posto dell'anno precedente, se tutti non facessero un raffronto con la squadra di Zaccheroni, Bierhoff e Helveg. I bianconeri devono ricevere il Perugia, la formazione che in trasferta è alla mercé di chiunque. Ci sono i presupposti per il successo e per...sognare. Gianpaolo Pozzo chiama a raccolta i tifosi, fa mettere in vendita biglietti a prezzi stracciati e il “Friuli” il 16 maggio 1997 è riempito da 21598 paganti cui vanno aggiunti i 15664 abbonati. C'è aria di festa. Di grande festa. Ma l'Udinese quella domenica va in tilt. I suoi giocatori sembrano imbambolati, sbagliano i passaggi più elementari e il Perugia ne approfitta, 1-0 con rete di Petrachi dopo i primi 45', 2-0 dopo nemmeno un minuto nella ripresa con Petrachi ancora sugli scudi. Il Guido è in piedi a bordo campo, incita i suoi come fa l'intera Curva Nord. Al 18' ecco che l'arbitro Tombolini assegna un rigore ai bianconeri per fallo assai dubbio su Poggi e Amoroso trasforma. Il “Friuli” diventa una bolgia, ma l'Udinese attacca a testa bassa senza ragionare, senza la necessaria precisione. Fa ressa al centro è il bunker umbro resiste. Un gol di Calori viene annullato. A fine gara Guidolin è impietrito. * l'emblema della delusione, parla poco. Il giorno dell'annunciato trionfo (in caso di successo l'Udinese si sarebbe posizionata ad un solo punto da Fiorentina e Parma appaiate in terza posizione, quindi con concrete chance di qualificarsi per la Champions League. Un peccato davvero perché nell'ultimo atto perdono sia i viola, sia i parmensi, mentre l'Udinese sia riabilita a Empoli (3-1). In classifica la squadra del Guido è quinta in condominio di Roma e Juventus. Per la classifica avulsa è l'undici giallo rosso che conquista il pass per la Coppa Uefa, per la sesta è necessario uno spareggio di 180' con la Juventus. A Udine all'andata finisce 0-0, nel ritorno è un altro pari, ma il risultato è di 1-1 (per le zebrette va a bersaglio Poggi), che promuove l'Udinese. La qualificazione alla Coppa Uefa mitiga un po' la delusione, ma a Gianpaolo Pozzo non piacciono i continui piagnistei di Guidolin che viene “dipinto” come tecnico perdente. Soprattutto è indispettito dal comportamento del tecnico che, dopo essere stato contattato dal Betis Siviglia, si reca in Spagna per incontrare il presidente di quel club anche se alla fine il Guido rifiuta l'offerta del Betis.
Guidolin, qualche giorno dopo essersi incontrato con il presidente del Betis, annuncia che vuole rimanere in Friuli, ma Pozzo nel frattempo ha già contattato il lucano Luigi De Canio, reduce dalla positiva stagione alla guida del Pescara che viene annunciato dopo che la società ha portato a termine con il Parma un'operazione di mercato capolavoro: Amoroso, che era stato contattato anche da Juve (pronta a dare in parziale contropartita l'attaccante Hanry) e dall'Inter, passa al club emiliano che in cambio dà il centrocampista Stefano Fiore più 64 miliardi di lire.

DA BOLOGNA A PARMA
Il 28 ottobre 1999 accetta l'offerta del Bologna per sostituire dopo sette giornate Sergio Buso. Rimane alla guida della squadra petroniana sino alla stagione 2002-03. Poi il 27 gennaio 2004 si siede sulla panchina del Palermo subentrando a Silvio Baldini conquistando la promozione in A e l'anno dopo guida i rosa nero al sesto posto che vale un posto in Coppa Uefa. Poi accetta l'offerta di Enrico Preziosi presidente del Genoa neo promosso in A, ma il Grifone è coinvolto per presunti illeciti sportivi con conseguente retrocessione in C1. Per questo motivo il matrimonio Guidolin-Genoa naufraga sul nascere. Il tecnico si trasferisce quindi all'estero, al Monaco, nel 2006-07 torna alla guida del Palermo vivendo una stagione travagliata che finisce a lieto fine. L'undici siciliano parte bene trascinata da Amauri, poi il brasiliano è vittima di un grave infortunio e la squadra ne paga le conseguenze e il presidente Maurizio Zamparini esonera il Guido sostituendolo con il vice allenatore Renzo Gobbo, ma le cose non migliorano. Ecco quindi che Zamparini ripropone Guidolin e alla fine i siciliani saranno quinti centrando per la seconda volta il pass per l'Europa. Il tecnico di Castelfranco non viene confermato, Zamparini l'anno dopo si affida a Stefano Colantuono il cui operato però non convince. Gli sarà fatale lo 0-5 con la Juventus, il presidente lo solleva dall'incarico e affida il Palermo nuovamente al Guido, ma anche lui dopo il 2-3 con il Genoa riceve il benservito con Colantuono che è riabilitato. Nel 2008-09 il Guido riparte dal Parma, esattamente dal 30 settembre 2008 quando sostituisce l'esonerato Luigi Cagni, conquistando il secondo posto in B e la promozione nella massima categoria. Rimane alla guida degli emiliani anche l'anno successiva conquistando l'ottavo posto. (segue)


G.G.