20 luglio 2020
20 luglio 2020

Luca Modolo a Udinese Tonight

Il mental coach bianconero ospite a Udinese TV

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Luca Modolo, psicologo sportivo e mental coach dell'Udinese, è stato ospite della puntata di oggi di "Udinese Tonight".
Ecco le sue dichiarazioni:

Si può parlare di sfortuna dentro lo spogliatoio?
In questo caso direi di si. Io dico sempre che il caso non esiste, però tutti e tre i centrali che si fanno male così è pazzesco. Non ci sono spiegazioni logiche, neanche dal punto di vista psicologico.
Generalmente potrebbe essere una squadra che ha paura di vincere, che fa difficoltà a portare a casa il risultato perché ha paura di retrocedere o ha dei blocchi mentali, però, per quanto riguarda l’Udinese, ho visto una crescita incredibile dal punto di vista della personalità, di appartenenza della squadra ma proprio di identità. Il mister ha fatto un grande lavoro, anche di organizzazione perché tutti sanno quello che devono fare. 

Si può intervenire su questa ansia da "oltre 90'"?
Si, anche se non la definisco ansia, la squadra è consapevole della sua forza. Io dopo la partita e anche oggi dopo l’allenamento ho percepito una consapevolezza diversa. La prestazione di Napoli, secondo me, non ha lasciato strascichi negativi ma la consapevolezza di aver giocato alla pari con l'avversario. Come si allena la tecnica così si allenano tutte le componenti mentali, dagli atteggiamenti alle motivazioni. Io con i giocatori cerco di allenare anche queste caratteristiche. Il mio lavoro è quello di costruire un vestito adatto ad ogni giocatore che si rivolge a me, quindi lavoro sulle domande, le esigenze di ogni singolo giocatore. Lavoro sulla reattività mentale, sulla velocità di pensiero, sulla motivazione.

I calciatori parlano molto bene della tua figura, uno di questi è Lasagna
Mi fa piacere che Lasagna abbia parlato bene di me. Però, va sottolineato, che lui si è messo a disposizione al 100%: il giocatore che è motivato a lavorare con uno psicologo dello sport è già a metà dell’opera. Capire dove andare a lavorare con una persona che vuole lavorare è facile: il merito dei risultati di Lasagna è di Kevin.

Se devi motivare un ragazzo giovane, all’esordio, che corde vai a toccare per dargli sicurezza?
Lavoro sul tema del giudizio. Tantissimi ragazzini, che magari subiscono mille aspettative e pressioni, devono essere tranquillizzati e si deve far capire che la loro presentazione non dipende da una prestazione, da un voto, ma dipende dalle qualità umane, da come si gestiscono le emozioni, cosa non facile. Le emozioni bisogna conoscerle per gestirle e non sempre i ragazzi giovani le conoscono o sono abituati a conoscerle, soprattutto quelle negative (come la paura e la rabbia). Tante volte i genitori cercano di eliminarle invece per vincere bisogna perdere, per gioire bisogna soffrire.

Lavori con il singolo gioactore o anche con il gruppo?
È difficile lavorare con tutto il gruppo anche perché rischierei di delegittimare l’allenatore che deve essere il motivatore e il leader della squadra. Per questo io preferisco lavorare singolarmente.

Che cos’è il “risveglio mentale”?
Il termine corretto è “reattività mentale”. Sono degli esercizi che faccio per rendere la mente subito attiva, pronta, adeguata all’approccio. Svoglo questi partiti anche prima delle partite con alcuni giocatori.

Quanto disturbano le voci di mercato?
Sono possibili fattori disturbanti, dipende molto da calciatore a calciatore. C’è qualche calciatore che riesce a gestire meglio queste emozioni, c’è chi fa fatica a gestirle. C’è chi pensa che giocare meglio è una vetrina per il mercato, c’è chi non riesce a gestire le voci.

La frase “maturità calcistica” è corretta?
La maturità deriva dall’esperienza. La maturità calcistica è una conseguenza. Uno più gioca più si sente forte e si sente parte integrante del gruppo. Uno matura, cresce e si prende più responsabilità.

Non è sempre facile per queste figure moderne (ex mental coach) entrare in uno spogliatoio. Com’è andata la collaborazione con Gotti?
Io credo di essere l’unico mental coach che lavora in Serie A. Mi sembra che la Juventus ne abbia uno. La maggior parte dei miei colleghi lavorano a livello di studio, parlano molto. Io penso di essere l’unico a lavorare sul campo. Mister Gotti è stato bravo, assieme al Direttore Marino, a chiamarmi. Inizialmente per il post Covid perché si parlava di ritiro permanente, poi il discorso del ritiro è sfumato. Io lavoro tanto a livello concreto, in campo. Ho imparato ad avere ritmi veloci, ad assecondare esigenze e a costruire il mio lavoro in questi contesti.

Bisogna rispettare le gerarchie e i tempi e lo spogliatoio. Non bisogna essere invadenti. I giocatori, più della metà, avevano già avuto esperienze con un mental coach, quindi sono stato integrato molto bene. Ho lavorato molto sulla relazione e così ho incuriosito i giocatori. Luca Gotti è stato molto bravo ad integrarmi nello staff e a presentare la mia figura ai giocatori.

Quante volte ti è successo di mio migliorare le relazioni tra allenatore e calciatori?
Dipende molto dalla disponibilità. Ci sono allenatori che sono pieni di loro stessi che vedono come critiche le mie osservazioni, e ci sono allenatori che si mettono in discussione. Mister Gotti dal punto di vista comunicativo non è secondo a nessuno, è molto bravo a parlare. Io credo che il vero leader della squadra sia Luca Gotti.

Giovedì arriva la Juventus.
Io non darei per scontato il risultato. Abbiamo dimostrato con le prestazioni contro il Lazio e il Napoli di essere forti. Io credo che questa squadra abbia la consapevolezza di essere forte. Non darei nulla per scontato.

La nostra rosa è composta da istintivi, razionali o emotivi?
Un mix molto equilibrato. Ci sono i razionali, per lo più i nordici, che riescono a gestire le emozioni molto bene. Ci sono alcuni emotivi e ci sono anche gli istintivi.