Dopo la sconfitta dell’Olimpico, nello studio di Udinese Tonight è passato Matteo Palma. Con il giovanissimo talento bianconero si è parlato del match di domenica, della sua stagione e di cosa significa essere un calciatore di Serie A a 17 anni.
Il primo tema è la partita persa contro la Roma: “Siamo delusi, ma non abbiamo fatto una brutta partita nonostante la sconfitta. Abbiamo anche sprecato occasioni importanti”. Una partita che per Palma rafforza addirittura la consapevolezza di questa squadra: “Siamo consapevoli di essere forti, non sempre sfruttiamo la nostra qualità, ma ce la mettiamo tutta. Le cose non possono andare sempre bene, in Serie A anche le altre squadre sono forti”.
A spezzare l’equilibrio tra Roma e Udinese ci ha pensato un rigore che nessuno aveva visto: “Sul rigore nessuno ha protestato, a bordocampo non capivamo perché ci fosse un check in corso. Quando poi lo hanno dato ero allibito”. Per i difensori, è d’accordo Matteo, la vita è sempre più complicata: “In area non puoi tenere le braccia larghe, ormai ogni tocco di mano è rigore. Anche i contatti con gli attaccanti ormai sono sempre rigore, è difficile”.
Per Palma, oltre 40’ in campo per quella che è stata la sua quinta presenza stagionale. Pressione in campo? Zero: “Ero sicuramente agitato prima della partita, ma poi in campo non ho sentito nessuna pressione, perché è quello che amo e che faccio da sempre”. Matteo gioca a calcio da quando aveva 4 o 5 anni, ma a un certo punto tutto è cambiato: “Le cose sono cambiate l’anno scorso, quando sono entrato stabilmente in prima squadra e sono passato dal giocare con gente della mia età a giocare con chi fa il professionista da anni. Anche nella mia vita è tutto diverso: prima ero un ragazzo qualsiasi che inseguiva un sogno, ora sono qui. Non sono ancora arrivato però, cerco di dare il massimo ogni giorno”. È cambiato anche il modo di allenarsi, una volta arrivato nel calcio dei grandi: “Lo scorso anno il preparatore mi costringeva a fare tantissima palestra perché ero uno dei più magri. Mi sono allenato tanto, nemmeno in vacanza ho mollato e quando siamo tornati tutto lo staff era impressionato dal mio fisico”.
A soli 17 anni, Palma è in pianta stabile nelle rotazioni della prima squadra fin da inizio stagione: “Ho giocato tanto in precampionato, poi sono partito da titolare in Coppa Italia. Purtroppo ho avuto quell’infortunio ma l’obiettivo è sempre stato quello di farmi trovare pronto quando serve e mettere in difficoltà il mister”. Dopo l’infortunio, una nuova occasione da titolare contro il Sassuolo, in una partita che si è rivelata difficile ma che il numero 16 bianconero ha superato grazie al supporto di chi gli sta intorno: “Da solo avrei fatto fatica, ma per fortuna compagni, familiari e procuratori mi hanno tutti dato una grande mano. Soprattutto i compagni in allenamento mi hanno sostenuto, dicendomi di guardare subito avanti e dimenticare quella partita. È quello che ho fatto e mi ha aiutato tanto, ho pensato solo ad allenarmi e a fare bene la partita dopo”.
Tra i compagni, uno in particolare ha preso Palma sotto la sua ala protettiva, con la severità di chi si aspetta tanto da qualcuno. È Christian Kabasele: “Già dallo scorso anno era così. All’inizio pensavo mi avesse preso di mira, poi ho capito che lo fa per il mio bene e che sa che ho un grande potenziale, quindi reagisco bene. Mi sgrida se arrivo a ultimo a pranzo, cose così, e io apprezzo molto. Gli altri sono più buoni (ride, ndr), Solet mi da tanti consigli ma sa essere severo, quello che mi coccola di più è Ehizibue”.
Finora Matteo Palma è stato schierato da braccetto destro nella difesa a tre, ma è disposto a ricoprire qualunque ruolo nel reparto arretrato: “Io ho giocato sia a tre, in Primavera anche da centrale, che a quattro sia da centrale destro che sinistro. Dove mi schiererei se fossi il mister? Dipende dalle caratteristiche degli altri difensori, non ho preferenze particolari”. Nessuna preferenza anche per il compagno da avere a fianco, nella posizione ora occupata dal suo mentore Kabasele: “Kabasele si è sempre fatto trovare pronto, anche lo scorso anno. Non ho trovato differenze tra giocare con lui e con Kristensen, è un veterano e un professionista invidiabile”.
Alla sua età, per Palma non c’è solo il calcio, ma anche la scuola: “Sono tra i pochi giocatori che va ancora a scuola. Faccio videolezione da casa, è l’unico modo possibile. È faticoso, ma mi metto d’accordo ogni settimana con i professori per fare almeno un’ora per materia e riuscire a finire l’anno. Faccio il liceo sportivo, il prossimo anno avrò la maturità. Finire la scuola è importante. Magari per altri non lo è stato, ma per me è fondamentale. Il calcio è un lavoro, ma poi quando finisci di giocare non sai come possono andare le cose e per fare un altro lavoro la scuola ti serve. Tanti dicono che non è necessaria, ma anche nella vita quotidiana ti aiuta a capire tante cose, come anche lo studio dopo la scuola”.
Si passa poi a parlare degli obiettivi di Matteo: “Il mio obiettivo è fare più minuti possibili, perché sono giovane ed è importante mantenere il ritmo. Poi vorrei riuscire anche a segnare il primo gol in Serie A”. Ma c’è anche un proposito più grande: “L’obiettivo è rendere orgogliosi i miei genitori. Adesso sono già soddisfatti, ma vorrei che non avessero mai preoccupazioni a causa mia e vorrei sempre fare tutto quello che posso per loro”.
Poi, qualche curiosità, come quella sulla scelta del numero di maglia: “Essendo uno dei più giovani ho dovuto scegliere tra i numeri rimasti liberi. Non volevo un numero alto e così ho scelto il 16, che era la mia età in quel momento”, sulla squadra tifata e il giocatore preferito: “In Italia non ho mai tifato per nessuna squadra, in Germania tifo Hertha Berlino. In camera ho ancora adesso il poster di Van Djik” e su quale sarà la sua Nazionale, potendo giocare sia per l’Italia che per la Germania: “Non so ancora per che Nazionale giocherò. Per ora sono con la Germania, ma se arrivasse la chiamata dell’Italia sarei contento di accettarla. Non ho preferenze”.
Infine, il ringraziamento di un supporter bianconero per la maglia regalata dopo la partita di Roma e la risposta di Matteo: “Ho incrociato lo sguardo con un tifoso e mi ha chiesto la maglia. Mi è sembrato giusto dargliela, si è fatto un sacco di chilometri per venire a sostenerci e ripagarlo con la maglia era il minimo”.

